venerdì, febbraio 29, 2008

IconoCasta (nuovo titolo)

Questo manifesto mi ha fatto venire la voglia di inaugurare un nuova rubrica. La chiamerò "facce di bronzo", anzi no, "IconoCasta" (ci ho pensato nel fine settimana). Mi sembra più originale

In cosa consiste: nel proporre i manfesti elettorali dei candidati alle politiche dei vari partiti nazionali che riterrò più assurdi e lontani dalla verità della loro azione politica. Ovviamente cercherò di essere bipartizan, ma per rendere la cosa ancor più stimolante per tutti voi che seguite questo blog, vi invito a inviarmi foto e commento didascalico ai poster elettorali che riterrete più paradossali rispetto alla vostra opinione personale del politico di turno.

Ci sarà da divertisi: poi a fine campagna voteremo la "faccia di bronzo" più faccia di bronzo di tutte. Ci state? Se sì attivatevi.

Inizio io: Ero a Padova quando ho visto questo manifesto per la strada e stavo per stramazzare al suolo. Il faccione di De Gredgorio sullo sfondo mentre in primo piano campeggia lo slogan in giallo"il coraggio dei valori". Ho pensato: ci vuole davvero coraggio...De Gregorio ex Italia dei valori (Di Pietro) abbandonò l'ex piemme per abbracciare i valori di Berlusconi. Può succedere, per carità, solo che Berlusconi e Di Pietro stanno tra loro come il diavolo e l'acquasanta. Dunque l'elettore medio a questo punto potrebbe trovarsi disorientato e chiedersi, mah... quali sono i valori di De Gregorio?

foto via http://oknotizie.alice.it/go.php?us=391008e8f9c9559a

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Sull'immobilismo italiano

Una delle cose più interessanti quando si lavora per una società di respiro europeo è avere la possibilità di rapportarsi con gente di altri paesi e soddisfare la propria curiosità di apprendimento e di comprensione di se stessi attraverso il punto di vista nuovo e distaccato degli altri.

Proprio ieri il mio collega spagnolo Fernando nel corso di una conversazione con un giornalista del quotidiano "Libero Mercato", a proposito del mercato immobiliare, si rivolge a me e dice: "ho acceso la tele, davano il... come si chiama...il festival di..", ed io: "ah sì, Sanremo".- Fernando: "sì quel programma di canzoni condotto da quel signore anziano". Eh, gli faccio, Pippo Baudo, (saranno 20 anni che è lì. vuoi che non sia ancora lì?).

- E lui: "ma non è adatto per una manifestazione di questo tipo. Uno si aspetta un tipo giovane, fresco, nel pieno delle energie, dopotutto è per un festival musicale". Eh, caro mio. Cosa ti posso dire? Fernando non riusciva propio a capacitarsi, allora aggiunge: "a 70 anni uno deve pensare alla spiaggia. In Spagna è così".

Sono rimasto di sasso e mi sono reso conto che siamo così assuefatti alle nostre assurdità nazionali, siamo così abituati alle solite facce che non abbiamo neanche più quel senso critico che ci consentirebbe di farlo notare. Devo dare atto a mio padre. Lui da anni sostiene che a 60 le persone dovrebbero dedicarsi alle loro cose mandando i giovani in prima linea. Solo che al di la delle belle parole è proprio il nostro sistema che non lo permette se è vero come vero che l'invecchiamento della società, il basso turn over di persone nei posti di responsabilità, l'innalzamento dell'età pensionabile, la scarsa dinamicità nel mercato del lavoro portano all'immobilismo dell'intero sistema Paese, con il risultato che l'emancipazione giovanile o se preferite l'uscita di casa dei bamboccioni ritarda oltremodo il progresso del nostro Paese.

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giovedì, febbraio 28, 2008

Roma, che peccato

Ieri sera ero a San Siro per Inter-Roma, bella partita di calcio, ma quanti rimpianti (vista la mia fede romanista) per una gara praticamente già vinta, ben condotta dalla formazione di Spalletti e incredibilmente sfumata proprio nel finale.

La Roma ci ha messo del suo sciorinando calcio stiupendo per buona parte dell'incontro, non riuscendo tuttavia a chiudere i conti quando doveva. La differenza sostanziale tra le due compagini la fa la cattiveria. L'Inter ce l'ha, la Roma no e... Rosetti. Già l'arbitro. Altro elemento non trascurabile per "ribilanciare" la partita saldamente nelle mani dei capitolini fino all'88 - momento del pari di Zanetti.

Dunque l'Inter se ne va definitivamente credo e forse neanche la vittoria della Roma sarebbe servita a strappargli lo scudetto dal petto, se non altro avrebbe riacceso un campionato sinora dominato dai nerazzurri. La cronaca ha offerto vari spunti interessanti, un primo tempo equilibrato con l'Inter che nei primi 20 minuti da la sensazione di poter sfondare da un momento all'altro sul versante destro, dove Vucinic è bravo a ripartire ma non altrettanto a coprire lasciando Tonetto da solo contro Maicon e Figo. La Roma imposta una gara intelligente, attende le mosse dell'avversario e prova a pungere dapprima centralmente con gli inserimenti di Perrotta e Totti, quindi "dispiega le ali" con Vucinic e un Taddei ritrovato.
Dopo le prime schermaglie è Crespo ad infiammare il San Siro con un mezza rovesciata impressionante che si stampa sul palo alla sinistra di Doni proteso in tuffo. Da applausi. Lo scampato pericolo però accende la Roma che passa al 38'. Vucinic lavora un pallone sulla sinistra e apre per Tonetto che si sovrappone sulla fascia, cross basso a rientrare nel cuore dell'area dove Totti lascia di sasso il suo marcatore e fulmina Julio Cesar sulla sua destra. Bellissimo.
In tribuna cala il silenzio, esulto con il mio amico Giulio e pochi altri romanisti intorno a noi, per fortuna nessuno la prende a male :-). Il tempo si chiuderà con un'incornata di Burdisso sugli sviluppi di un corner, il colpo di testa dell'argentino termina alto sulla traversa.

Nel secondo tempo l'Inter si presenta con Suazo al posto di un impalpabile Stankovic. Mancini torna al modulo a due punte, al quale aveva rinunciato (forse saggiamente) nella prima parte, per cercare di recuperare la partita, ma la mossa non sortisce l'effetto sperato. E' la Roma a controllare la gara e sfiorare il gol con Taddei (2 volte) e Aquilani entrato al posto di un impreciso Pizarro. Mancini effettua altri due cambi, Balotelli per Cambiasso e Pelè per Figo. Le punte diventano tre, ma subito dopo - è il minuto 64 - Maxwell s'infortuna quando l'Inter ha gia effettuato tutti i cambi a disposizione. La formazione di Mancini, in dieci, non può competere con la Roma brillante del secondo tempo, così proprio quando ci si attende il colpo del k.o. da parte dei giallorossi accade l'imponderabile con Mexes che rimedia 2 cartellini gialli nel giro di un minuto ( tra il 38' e il 39') - un po' troppo per il francese impeccabile fino a quel momento e soprattutto senza falli a suo carico. La decisione cervellotica di Rosetti rianima l'Inter che è bravissima a giocare sul nervosismo avversario. Al 42' un grande Doni nega la gioia del gol a Crespo, bravissimo a colpire di testa su un cross dalla destra di Maicon, all'88' Zanetti intercetta una palla vagante al limite dell'area giallorossa e spedisce nel'angolo basso alla destra di un incolpevole Doni. Esplode la gioia del San Siro, per l'Inter lo scudetto è più vicino, alla Roma l'etichetta di bella incompiuta del calcio italiano.

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lunedì, febbraio 25, 2008

Il solito Di Napoli, la Salernitana si rialza


Iniziamo dalla fine: i giocatori che festeggiano in mezzo al campo la vittoria sulla Pistoiese. L' abbraccio a Fabiani (d.g. della Salernitana) mentre Brini guadagna gli spogliatoi in solitudine. Tommaso D'Angelo, nel servizio andato in onda su Canale 21 si chiede: chi è l'allenatore dei Granata, Fabiani? In effetti qualche dubbio inizio ad averlo anch'io. L'11 di partenza presenta parecchie novità, intanto il modulo - 3-5-2 al posto del consueo 4-4-2 - e cambiamenti un po' ovunque: a centrocampo, ad esempio, dove con Soligo, Tricarico, Di Deo, Mamede (tutti uomini di Fabiani stando ai "si dice") e Russo i granata presentano un quintetto coriaceo ma senza il neccessario cambio di passo e in attacco dove Cammarata prende il posto di Ferraro.

Andiamo alla cronaca della gara che ha visto il mio ritorno in curva sud ;-)
I primi 20 minuti di gioco sono lo specchio della nuova disposizione tattica degli uomini id Brini. La Salernitana comanda il gioco ma non affonda, così l'unica palla buona capita sul piede di Cammarata imbeccato in profondità da un assist al bacio di Russo (il migliore del centrocampo granata) . Il centravanti protegge bene la palla poi tenta un diagonale di sinistro che sfiora il palo della porta difesa da Mareggini. Il lampo non sveglia la formazione granata che invece si assopisce regalando a Motta (ottimo elemento) l'unica palla gol di tutta la gara per la Pistoiese, ben neutralizzata peraltro da Pinna.

Qualche minuto dopo, spunto di Di Napoli, che recalma il rigore per un intervento di Caco e proprio quando lo stadio inizia rimpiangere Ferraro e Ciarcià relegati in panchina ecco il primo cambio: siamo intorno al minuto '37 e Cammarata accusa un problema fisico, al suo posto entra Ferraro e il cambio sveglia la truppa granata, infatti la prima frazione di gioco si chiude con una grossa occasione che vede, nella stessa azione, Di Napoli, Ferraro e Soligo concludere a rete con gli interventi provvidenziali di Mareggini e Pisani a pochi centimetri dalla linea di porta.

Il secondo tempo è più avaro di emozioni del primo, ma regala il gol vittoria alla Salernitana nell'unica azione che porta un giocatore granata al cross dal fondo. Rapida serie di pasaggi sulla tre quarti campo a cambiare rapidamente il fronte del gioco, Di Deo che allarga sulla sinistra per Tricarico, cross al centro e incornata di Di Napoli che schiaccia imparabilmente per Mareggini. Siamo al '54 e da questo momento in poi non accade quasi più nulla a parte un paio di spunti deliziosi di Di Napoli che chiama al fallo sistematico la difesa della Pistoiese e uno sterile forcing finale dei toscani che però non impensierisce una retroguardia granata davvero in palla con Fusco e Milanese insuperabili.

La Salernitana vince ma è ancora convalescente. Non mi ha convinto la scelta degli uomini operata da Brini (Fabiani?), invece il cambio modulo con il passaggio al 3-5-2 ha irrobustito il centrocampo e garantito un ottimo filtro alla difesa. Da rivedere con altri interpreti, Ciarcià e Giannone per esempio, anche se quest'ultimo, acclamato dalla piazza, non è ancora pronto probabilmente a prendere in mano il timone del centrocampo granata. Già, il centrocampo: è su questo reparto che Brini dovrà lavorare sfruttando la pausa che il calendario opportunamente offre. La prossima tappa sarà il posticipo serale di lunedì 10 a Lanciano.

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