mercoledì, settembre 05, 2007

Brucia il Cilento, brucio anch'io

Qualche giorno fa, sembra oramai lontano anni luce, scrivevo un post da titolo "riflessioni (pallose) salernitane" suscitando un po' di reazioni ironiche, a volte sorprese e in qualche circostanza irritate da parte degli amici lettori. Volevo provocare e magari smuovere le coscienze di chi legge; da meridionale, cercando di non dare l'impressione di chi predica soltanto perchè è andato via e adesso va a ficcare il naso in fatti che non lo riguardano più direttamente. Ci saro riuscito?

Oggi leggo l'atto di dolore di Pino - tutti dovrebbero avere il suo coraggio e la sua coscienza civica nel Meridione - che mette sotto gli occhi di tutti i disastri provocati dali incendi nel parco del Cilento.

Sui motivi che spingono i piromani a provocare tali disastri Pino dice giustamente di non poter denunciare perchè non ha prove, ma c'è più che un sospetto che questi incendi vadano a nutrire interessi di pochi, chiamiamoli imprenditori(?) locali.

Poi mi dico, perchè screditare questa categoria di gente che produce nel proprio interesse generando, nel rispetto delle regole, benessere per la propria comunità?
Ma a Sud, troppo spesso le regole non vengono rispettate (nè fatte rispettare) quando si parla di business, questo determina la differenza tra un imprenditore ed un camorrista.
Ecco perchè dico che bisogna indignarsi, unirsi, uscire allo scoperto, parlare, far notare, denunciare. Si potrà apparire scomodi, non mancheranno i tentativi di denigrazione, l'importante è combattere la propria guerra evitanto l'isolamento. E' l'unico modo per riaccendere la speranza, per vincere quella che Ruggero Cappuccio sul Mattino dell'8 agosto definiva "camorra mentale". Un cancro che si diffonde lasciando dietro lo stesso scenario desolante che segue ad un grande incendio.

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