venerdì, ottobre 26, 2007

Aniello De Vita, l'ultimo trovatore

Ho conosciuto Aniello De Vita grazie al mio blog, ma avevo già avuto modo di ascoltare e apprezzare le sue canzoni, piene d'amore per la terra natale, grazie a mio padre.
Aniello mi aveva contattato dopo essere rimasto piacevolmente sorpreso per la citazione dei versi del suo canto, quella "So nato a lo Ciliento…e me ne vanto" divenuta oramai un inno per tutti gli abitanti di quella incantevole terra.

Altrettanto sorpreso e felice della casualità ho prontamente risposto ad Aniello De Vita proponendogli un'intervista, così, per conoscerci meglio e per omaggiare i pazienti e partecipi lettori di questo blog nato tanto tempo fa proprio per divenire un punto d'incontro tra Milano (dove vivo e lavoro) e le mie radici, Salerno e il Cilento.

Ho atteso un po' di tempo finché venerdì scorso sono stato contattato proprio da Aniello, la voce fresca che sembra quella di un ragazzo, l'impressione di un feeling immediato con l'artista, che mi dice: "mandami pure le domande che hai in mente, l'intervista la faccio volentieri".

Ed eccola qui la nostra conversazione (tale vuole essere eppoi meglio si addice a un contesto come il web), un regalo per i tanti amici salernitani e cilentani residenti qui al nord perchè sono convinto che ascoltando le parole di Aniello si sentiranno di nuovo a casa. Per gli altri invece, un'opportunità unica per entrare in contatto con l'arte autentica di Aniello De Vita e l'invito a visitare quel meraviglioso luogo di storia, natura, cultura che è il Cilento.

Salve Aniello e grazie per la tua disponibilità. Nella tua biografia si legge che sei medico, ma anche antropologo, cantante, cantautore, poeta, scrittore... Tante cose che verrebbe da dire: "Aniello, scegline una". Ovviamente scherzo, iniziamo con la tua vocazione musicale come nasce, quali sono le tue fonti d'ispirazione, come si è andata evolvendo in questi anni?

Caro De Tommaso, lasciamo stare l’elencazione dei titoli e qualifiche e veniamo al dunque. Ho timore di apparire un megalomane desideroso di apparire piuttosto che essere.
Io sono semplicemente un cilentano che fa il medico per vivere e suona, canta e scrive per non morire. La voglia di cantare nasce con me. I suoni, i motivi, le melodie sono
quelle della mia terra, della mia gente. Certo è necessario avere orecchio, avere cuore per ascoltare le nenie delle nostre nonne, i lamenti di una persona che soffre,
la cantilena di una donna che prega, il melodioso canto degli uccelli, il cicaleccio delle cicale, i suoni che produce il vento che soffia, la pioggia che cade, l’acqua di un ruscello,
il verso del cuculo e così via. La mia musica non è altro che la proposta della colonna sonora che ha accompagnato ed accompagna il film della mia felice esistenza.

Sempre dalla tua biografia leggo che nel 1989 ti sei laureato in sociologia con una tesi in atropologia "Sessualità rurali del Cilento. Documenti e testimonianze di culture popolari". Cos'era, un mettere ordine laddove eri già arrivato attraverso l'esperienza? (Come un cammino a ritroso intendo)

La vita amorosa nelle comunità rurali del Cilento non è altro che una testimonianza di un aspetto vitale dell’essere uomo o donna. Nasce tutto da qui. Dall’amore.
E la sessualità è l’essenza dell’atto d’amore. Sicuramente il filo conduttore dell’opera è costituito dalle mie esperienze personali e visto il successo che ha avuto questo saggio, che è l’unico in Italia che affronta questa tematica, tocca tematiche che appartengono a tutte le persone e non solo ai Cilentani. Nella musica tradizionale l’amore, la sessualità è l’aspetto portante di tutta la poetica cilentana. Ogni canzone nasce da una forte emozione e quando la canto il miracolo si rinnova. Per questo non vi sono, nel mio repertorio, canti che riprendono motivi già trattati e vado a periodi: Ora canto canzoni tristi, domani canzoni allegre, dopodomani canti d’amore, un altro giorno canti di sdegno.

Dal '79 Aniello De vita è il trovatore indiscusso della sua terra, tanti lavori alle spalle, ma a quali brani sei più legato? Ci racconti un aneddoto, un episodio legato ad uno di essi?

La canzone a cui più sono legato e sono immensamente orgoglioso di averla scritta è “So’ nato a lo Ciliento e me ne vanto”. Ed a proposito di questa canzone voglio raccontare un singolare fatto: Una sera dopo un mio concerto in un piccolo paese del Cilento mi si avvicina una vecchietta che emozionata mi abbraccia e dice: “Dotto’ quanto mi piace quella canzone che dice So’ nato a lo Ciliento e me ne vado”. E si perché per lei e per tanti cilentani sparsi sulla faccia della terra l’unica cosa che potesse fare uno che nasceva in questa misera terra era quella di andare via.

Se la gente se ne va, chi porterà avanti il discorso di ricerca filologica da te proposto con continuità nel corso di questi anni? Quali e quanti i giovani musicisti cilentani sono pronti a raccogliere la tua testimonianza?

Oggi ci sono tanti giovani e talentuosi musicisti che riprendendo il mio repertorio
continuano in modo egregio e più moderno a riproporlo. Uno dei più geniali è sicuramente il Maestro Angelo Loia, chitarrista di grande valore ed arrangiatore dalla grande professionalità. Lui è partito da Milano. Si è innamorato del Cilento e qui è rimasto per amore di una donna e della musica di questa terra.

Abbiamo detto della vocazione per la scrittura, parliamo di "Magdalena", una storia d'amore recentemente apprezzata anche da Pupi Avati. Non ho letto purtroppo il libro ma mi sembra che qui non si vagheggi un mondo antico, piuttosto un Cilento attualissimo, paradossale, tragico.

Magdalena forse merita un discorso a parte e dopo che avrai letto il romanzo perché è una storia d’amore bellissima e due righe fanno comprendere poco il senso e l’essenza di un fatto vero che testimonia fenomeni che stanno cambiando il modo di vivere di una civiltà ormai post-contadina.

Per restare all’attualità, come vede il Cilento di oggi Aniello De Vita?

Rispondo con una mia canzone che amo moltissimo ed è poco conosciuta: “Ciliento è ‘cunto, è ‘no cunto contato. E’ n’isola antica sperduta scordata. E’ na vecchia ca sape lo munno e la vita. E’ ‘na zoria sfacciata, scornosa e pulita. Ciliento è ‘na chiesia co’ santi e madonne, co’ gente ca prega e nisciuno responne. E’ ‘no povero Cristo c’aspetta e ca spera la vita lo iuorno la morte la sera. Ciliento Africa , Ciliento America. Ciliento sderrenata re fatia. Ciliento Africa, Ciliento America, Ciliento ricca re pezzenteria.Ciliento bella o brutta e come sia io t’aggia vulè bene si’… la terra mia. Ciliento è ‘na vocola è pecora è lupo. Ciliento è ‘na vigna, è montagne e sderrupo. Ciliento è ‘na strata, è ‘na chiazza, è ‘nu vico. Ciliento è ‘na cerza, è ‘no pere re fico. Ciliento è ‘na nuvola appesa a lo sole. Ciliento è ‘na varca. E’ ‘na vecchia canzona. Ciliento è ‘nu suonno pe’ chi tene core, pe’ chi stailuntano pe’ chi campa o more.”
Caro Vincenzo questa canzone mi è costata molta fatica perché volevo che ogni parola, accento, punto o virgola stessero al loro posto destassero nell’ascoltatore momenti di commozione e riflessione.

Un abbraccio Aniello De Vita
La foto di questo post è tratta dal sito di Aniello De Vita

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