martedì, ottobre 07, 2008

Tutti allo stadio.


Ogni volta che vado ad assistere a una partita della Salernitana qui al Nord, conosco sempre nuove persone trasferitesi - in genere per lavoro - nelle regioni settentrionali.

Così la partita passa subito in secondo piano e diventa solo il pretesto per ritrovarsi, sentire accenti familiari, incrociare le nostre storie, o addirittura rivedere persone che non vedevi da tanto tempo (come accaduto con Gigi "il topo", ex Severi come me, e grande stopper).

Con l'amico Giulio (nella foto insieme a me sugli spalti del Garilli), quello della partita è un rito che si rinnova anno dopo anno, per passione, per il puro gusto di trascorrere qualche ora insieme (non accade di vedersi spesso, purtroppo), per parlare in dialetto, in fondo per non recidere il cordone ombelicale che ci lega alla nostra terra.

Da qui la mia riflessione: una partita di calcio, 22 uomini a caccia di un pallone. Sembra banale ma non lo è. Una partita... quante cose può fare una partita. Può far ritrovare, appassionare, far gioire, unire. Eppure, quante accezioni negative sono state attribuite in questi anni a una partita di calcio e quante altre cose che fanno parte della nostra cultura hanno cambiato di segno, distrutte da parole dettate da chi sa quali personaggi avidi di odio a penne addomesticate. Dovevano introdurre un cambiamento culturale. La poltrona del salotto al posto del seggiolino di plastica, il tepore della casa per il freddo dello stadio, l'immagine mediata dallo schermo e il moviolone per la naturale abilità del nostro occhio di cogliere l'attimo . Vuoi mettere, tutte queste comodità per la tua solitudine.

Ma rinunciare allo stadio è rinunciare all'emozione vera dello sport, all'esperienza condivisa con gli altri, le loro opinioni e le tue (massì... ad alta voce), ai cori d'incitamento e al caffè Borghetti. Stanno cercando di rovinarci la festa, mettendoci gli uni contro gli altri per poi addossarci la responsabilità di tutto ciò che di negativo accade negli stadi e nella società. Io continuo ad andare allo stadio. Per tutto quello che che per me rappresenta. Per la consuetudine e il piacere di vivere una giornata speciale in compagnia dell'uomo della domenica: Giulio, la persona ideale con cui andare allo stadio ;-)

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3 Comments:

At 7:21 PM, Blogger GDS said...

Caro Vincenzo, ti ringrazio per la dedica ma il tuo post mi è piaciuto per la particolare valenza che hai colto di una partita di calcio e allo spirito con cui la si affronta da tifosi.
Al Garilli se pure i granata avessero perso ci rimaneva una giornata passata insieme e qualche lieto incontro. Per me l'incontro di due ragazzi salernitani che non conoscevo ma è come se lo fossero. E ciò non è proprio da poco, miracolo di una partita di pallone!?
Allo stadio sabato ho rivisto gli ultras granata, ho riudito i cori dei tifosi (alcuni nuovi che non conoscevo), ho bevuto nell'intervallo un caffè Borghetti; ho visto una famiglia seduta dinanzi a noi, nei distinti (in mezzo ai tifosi piacentini): padre, madre e due bambini con la maglietta della Salernitana addosso. Piccole emozioni.
Alla prossima, è il caso di dire: ci vediamo dai granata.

 
At 10:15 AM, Blogger the opinion maker said...

Sei sempre bravo a cogliere il senso pieno di quello che scrivo.

Sì, la famiglia con i due bimbi in casacca granata è il miglior spot per il calcio. Così dovrebbe essere.

A presto sul tuo blog

 
At 10:56 PM, Anonymous Anonimo said...

E' Vero! La partita allo stadio è il CALCIO! Purtroppo ce lo stanno rovinando! Capisco il tafferuglio (in mezzo a migliaia di persone qualche imbecille esiste!), ma queste "azioni" di Guerriglia urbana, che accadono (fortunatamente non più a Salerno)mi mettono tristezza. Lo stadio è (anche) una "valvola di sfogo", ma la violenza (ed i delinquenti) deve starne fuori.

 

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