La cultura dell'orrore
Premesso che non sono un Comunista, ma che ne condivido l’ideologia e la politica; non sono un pacifista, ma non sono per la guerra; ancor più non sono favorevole a coloro che si elevano a “paladini della giustizia” e mi sento fermamente un anti-Americano convinto.
L’episodio accaduto sulla strada dell’aeroporto di Bagdad è davvero la prova che gli Americani in Iraq stanno innescando, oramai da tempo, un clima di terrore, di tensione e di orrore che lascia sconcerto.
Ieri ho dovuto mangiare l’ennesimo “boccone amaro” dalle parole espresse alla Camera del nostro ministro degli Esteri On. Fini: ”pensare che Calipari sia stato vittima di un agguato deliberato è palesamente infondato”, e che si sia trattato di un “incidente”. Non un agguato ma un terribile incidente?
Ma chi ci crede?
Un Ministro degli Esteri pronto ad allinearsi alla logica Americana – c’era da aspettarselo - ma con tanta sfacciataggine no di certo. Addirittura da buon avvocato della guerra ha analizzato la ricostruzione del tragico evento sostenendo la tesi di “troppe incongruenze con le testimonianze delle autorità statunitensi”. Certo se le tesi non coincidono è giusto nella logica servile e asservita rapportarsi doverosamente agli Americani, a quelli che hanno sparato ingiustificatamente sulla macchina e sulle persone che erano all’interno, anziché a coloro – come la stessa Sgrena – che vi erano dentro.
Tutto ciò non mi vergogno a dirlo è scandaloso perché si legittima gli Americani e non la verità. Sparare su una macchina che và non oltre i quaranta Km/h una raffica di colpi, nemmeno se ci fossero dentro dei terroristi con i fucili puntati fuori dai finestrini, è semplicemente ingiustificato. E’ solo un clima di guerriglia e di tensione quello che stà provocando illegittimamente l’esercito Statunitense e purtroppo troppo spesso finisce per scapparci il morto.
E noi Italiani che facciamo, ci rispecchiamo in coloro che ci rappresentano: assecondare con le più classiche e squallide frasi di circostanza, del tipo “bisognerà fare luce fino in fondo”, “bisogna indagare con chiarezza”. Ma quale chiarezza, quali indagini se siamo spudoratamente filo-Americani nel bene e nel male, favorevoli a prescindere. Diceva bene l’altro giorno al congresso Bertinotti urlando verso i governanti “servi” dell’America. Bertinotti non l’ho apprezzato molto negli ultimi tempi ma quando parla così mi viene voglia di votarlo.
Se si risponde alla pietra con il fucile, o al cannone con il missile non si guarda lontano. Non è questo il modo di “instaurare la democrazia in un paese” o addirittura la “pace”. Queste parole risuonano ancora forti alla mente e sono troppo spesse tirate in ballo dagli “amici” Americani, parole ancora “fresche” nella bocca del suo Presidente. Ma sono false, ipocrite e retoriche come la politica di chi le sostiene. Poi tutto a un tratto in episodi del genere, in cui l’esercito viene beccato a sparare ingiustificatamente uccidendo, mi si viene a parlare di “clima di guerra”, allora è giustificato?.
Infine voglio aprire uno squarcio sulla foto della macchina oggetto del fuoco Americano: innanzitutto chi l’ha fornita, l’ambasciata americana o i servizi di intelliggence degli Stati Uniti?
Hanno mostrato solo la fiancata sinistra e la parte posteriore della stessa. Questo nessuno l’ha detto, ma perché non quella del fianco destro, presumibilmente e logicamente quello principalmente esposto alla raffica di colpi? Dalle ricostruzioni infatti è assodato che la postazione Americana era sul ciglio destro della strada, quindi la fiancata incriminata esposta è quella destra, non vi pare?
Quella foto insomma che ha imperversato ieri in tutti i video-giornali e oggi presente su tutti i quotidiani non chiarisce un bel niente e non legittima assolutamente “la dozzina di colpi” che ci vogliono far credere. Anche giornali e giornalisti si allineano?
A voi le conclusioni, smettiamola però di prenderci in giro e una cosa mi sento di dire con convinzione: basta all’intervento militare Italiano in appoggio dell’America.
Giulio DS
3 Comments:
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> E’ solo un clima di guerriglia e di tensione quello che
>stà provocando illegittimamente l’esercito Statunitense e >purtroppo troppo spesso finisce per scapparci il morto.
Figurarsi cosa combinano quando sono lontani dall'occhio dell'opinione pubblica
Be innanzitutto complimenti a Giulio per l'articolo e per alcune precisazioni in esso contenute che ritengo mettano ben in luce il bluff mediatico..., colgo l'occasione per rinnovargli il mio pi� profondo attestato di stima.
Lasciatemi fare un passo indietro in un argomento a me caro.
La Carta delle Nazioni Unite ha vietato il ricorso all'uso della forza, ammettendolo solo nei casi di legittima difesa, sia individuale sia collettiva, contro gli attacchi che minaccino l'indipendenza o il territorio di uno Stato.
Il capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite autorizza gli Stati membri all'utilizzo della forza nel contesto di azioni collettive (sotto l'egida delle Consiglio di Sicurezza), volte al mantenimento o al ripristino della pace e della sicurezza internazionale.
In proposito ricordo che tali disposizioni esprimono il cardine del diritto internazionale cogente universalmente ricnosciuto.
Lasciando alla letteratura in materia il compito di approfondire questi concetti di fondo, permettetemi di sottolineare che tutte le ulteriori iniziative belliche, non ricomprese in quelle in discorso, sono da considerarsi illecite, ed a mio prudente parere integrano un crimine contro l'umanit�.
La nostra carta costituzionale ripudia la guerra come strumento di soluzione delle controversie tra stati e richiama all'interno del proprio testo i principi universali comunemente accettati dalla comunit� internazionale.
Sono un pacifista anche se sostengo la possibilit� di interventi militari in operazioni di assistenza e protezione umanitaria, ma la guerra in IRAQ � al di fuori di ogni plausibile giustificazione riconducibile al diritto internazionale.
Con questa premessa la mia domanda � una sola!
Cosa ci si aspettava da un'attacco armato illeggitimo contro un paese sovrano che � stato camuffato dapprima da intervento di difesa preventivo e poi da intervento umanitario...(niente armi di distruzione di massa purtroppo).
Il nostro governo ha iniziato a calare le brache (e ad usare la Carta Costituzionale per finalit� diverse dal dovuto) sin dall'invio in loco delle nostre truppe a sostegno di una operazione militare illeggittima che in quanto a motivazioni (sia mediatiche sia reali) non ha nulla da invidiare all'attacco della Germania contro la Polonia.
Oggi noi siamo sgomenti per cio che � successo ad un nostro concittadino che cercava di protteggere un innocente (o quasi visto che scrive per il manifesto dando credito a retequattro) e cerchiamo di vedere ed analizzare i fori di proiettili sull'autovettura della nostra ambasciata, ma tante (davvero troppe) sono le auto di civili iracheni crivellate di colpi di cui nessuno a richiesto l'analisi.
Oggi ci scotta di pi� la perdita di un nostro compatriota (vi confesso che ho ascoltato il silenzio, intonato al momento dell'arrivo della salma, a Roma in piedi e con la mano sul petto per la perdita di un uomo coraggioso), ma ritengo che il sacrificio del dott. Calipari vada letto nell'ottica di riportare alla luce e dar voce alle migliaia di civili iracheni (che Allaha li abbia in gloria), deceduti per i cd. danni collaterali e per regole di ingaggio.
Ho sentito sostenere anche che la ragione di questi incidenti e nei 1500 soldati americani deceduti, che Iddio abbia in gloria le loro anime, nella paura degli americani di saltare in aria per un autobomba, ma � la guerra, � cio che hanno voluto, � ci� che il nostro paese ha appoggiato.
In questo contesto cosa ci si pu� aspettare ... se non il festival delle frasi fatte e delle iniziative inutili.
Cosa potevamo attenderci da Berlusconi, Fini e Bossi ... che interrompessero le relazioni internazionali con un paese a cui loro hanno dato il mandato di uccidere i nostri fratelli... beh allora si dia inizio al festival dell'UTOPIA.
Torno ora al mio cosciente silenzio e mi scuso per il tempo rubato.
A presto un Compagno.
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