Moggi boss del calcio omertoso
Di tutte le parole di questi giorni sul mondo del pallone, mi rimane essenzialmente una considerazione: quanto siamo piccoli (noi italiani).
Al "ballo del potere" erano invitati tutti e quasi tutti vi sono accorsi ossequiosi.
Pronte, invece, le liste di proscrizione per chi non ballava. (ne sa qualcosa Mr. Zeman. Trombato!).
La vicenda Moggi, ha mostrato il volto reale del nostro calcio e rivela - come in una commedia - in maniera assolutamente impietosa, le debolezze molto umane di una serie di personaggi noti e meno noti del calcio italiano.
In questi anni l'Italia pallonara ha dovuto assistere quasi incredula a: false fidejussioni, conflitti d'interessi, bilanci fasulli, ingaggi vertiginosi e cadute in picchiata di quelle società (la maggior parte) che non potevano sostenerli, evasione fiscale, doping, passaporti falsi, partite truccate, scandali arbitrali, calcio scommesse e giornalismi compiacenti.
Ci sarà un limite alla decenza?
Evidentemente no e la cosa più sconcertante è che questo sistema è stato retto per anni dagli stessi personaggi, nonostante tutto.
Prima d'oggi, mai nessuno che si sia mai passato la mano sulla coscienza, nessuno che abbia mai detto, "ragazzi, facciamo un passo indietro", nessuno che si sia mai sognato di dar le dimissioni o di fare un gesto che somigliasse ad un'assunzione di responsabilità, dunque adesso, nessuno si salvi.
Intanto l'Italia(etta) va, "tira a campà" su modelli relazionali mafiosi, con la solita logica dei "figli di...", del baciamano, della riverenza verso "l'uomo forte".
Un sistema che stritola, che spegne ogni idea sul nascere, che inibisce, che vieta l'ingresso a chi non sta ai patti, nel mondo del pallone come nella resto della paludata Italia di questi anni.
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