Carraro fuori, io (quasi) dentro
Nell'Italia opaca di oggi la normalità è questa.
Un normale cittadino va al comando di Polizia per denunciare lo smarrimento della sua patente e si sente dire (con accento meridionale):-"io la denuncio per falso".
Un normale cittadino va al comando di Polizia per denunciare lo smarrimento della sua patente e si sente dire (con accento meridionale):-"io la denuncio per falso".
Le cose sono andate così: vado in un comando di Polizia qui a Milano per denunciare lo smarrimento di cui sopra.
Il poliziotto di fronte a me con aria seccata: - "lei dov'è residente?"
E io: - "a Milano".
Dopo avere avviato la pratica di trasferimento il 24 aprile scorso, in seguito alla visita di rito del messo comunale e avendo avuto segnalazione dall'IMPS di Salerno dell'ok al trasferimento parte del mio Comune di residenza, pensavo che anche se non avevo ancora ricevuto notifica da parte del Comune di Milano, la variazione risultasse comunque almeno da terminale.
Così non era evidentemente, ingenuamente mi ero illuso che le cose avessero avuto il loro corso (sono passati 3 mesi).
Ok, sono un ciuccio in materia burocrazia, lo ammetto. Zero assoluto.
La reazione del polizziotto però... "Ma perchè non vi mettete in regola...lei lo sa che potrei denunciarla per falso?".
Lì per lì sono rimaso sgomento, poi replico: "caro signore, potrò essermi sbagliato, per carità, ma questa è una minaccia che proprio non posso accettare".
Detto tra noi la procedura d'accertamento per un cambio di residenza se è così è una guallera, ma considerazioni personali a parte, vi sembra normale che un uficiale si rivolga in questo modo nei confronti di un cittadino/contribuente?
"Mi sento offeso - ho detto al poliziotto - per la sua affermazione".
Ho fatto quello dovevo fare e me ne sono andato amareggiato per come vanno le cose nel nostro paese.
La convinzione è che se non sei nessuno e non hai amicizie ottieni un trattamento, se hai i canali giusti però, le cose cambiano.
Quali e quanti altri soprusi dovremo ancora subire prima di ribellarci.
Possibile che ci indignamo solo quando ci mettono le mani nel portafogli (vedi quello che accade ultimamente con tassisti, farmacisti e compagnia cantando), poi ci dimentichiamo in fretta di fatti gravi (vedi l'ultima sentenza che doveva ripulire il calcio italiano) che dovrebbero scatenare l'indignazione popolare.
Invece succede che la gente scende in piazza per difendere la propria squadra.
Gia, è vero: c'indignamo quando ci toccano il portafogli e la squadra di calcio".
Viva l'Italia
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