giovedì, gennaio 27, 2005

L'Olocausto è mai più

Per non dimenticare.
Ciò che scrivo và oltre il raggio territoriale di Salerno e Vi invito alla discussione su un argomento
su una ricorrenza importante.
Oggi ricorre l’anniversario della liberazione di Auschwitz, l’ho appreso stamattina dai giornalini metropolitani. Il 27 gennaio 1945 le forze “alleate” liberarono il lager dell’attuale Oswiecim, così mi sembra si chiami la città, scenario di tanto orrore.
Solo chi è stato lì fisicamente (vero DB, Procida, Fiorillo,Tedesco,D’Alessio??) può sentire, ancora oggi, quel senso di vuoto e di smarrimento. Ricordo ancora la “pelle d’oca” che avvertii in quell’estate del 1991, quando mi recai con il gruppo scout dell’Agesci di Pastena Salerno2.
Tanto per dare delle cifre e una proporzione dell’immane tragedia nel suo complesso: 11 milioni di persone furono uccise nei campi di sterminio e nelle persecuzioni naziste, 6 milioni erano ebrei. Le persecuzioni si estesero all’Europa durante la guerra con le procedure di sterminio, soprattutto dal ’43 AL ’45.
Se guardiamo indietro, quello che è successo in questi ultimi 60 anni, appare assurdo, eppure la storia dei campi di sterminio è stata dominata solo con la voce dei nazisti, con documenti e processi soprattutto. E nemmeno con i processi, vedi anche l’ultimo, tanto enfatizzato dai media, a Pribke, nemmeno in quello è emersa la verità di tanta barbarie. E non mi riferisco ai giudizi finali emessi.
La separazione da quel 27 gennaio non è stata rimarginata e mai lo sarà, ciononostante la giustizia non sembra aver fatto il suo corso, i morti gridano ancora vendetta, i sopravvissuti dal canto loro non hanno avuto voce, tranne rari casi come Primo Levi che ha scritto pagine memorabili, un solco all’enorme buco di memoria.
E come se non bastasse, ai ricordi, vengono incontro i nuovi, attuali, movimenti antisemiti sparsi tra l’Europa e che di tanto in tanto si tengono vivi e fanno parlare di se con qualche episodio che và anche oltre la “bravata” (il riferimento è al figlio di Carlo d’Inghilterra immortalato con la svastica sul braccio!?). Per finire ribadisco con una frase cara al buon cantautore Luciano Ligabue su cui penso siamo tutti d’accordo in merito all’olocausto: il suo nome è MAI PIU’.
Giulio Delle Serre

3 Comments:

At 5:23 PM, Blogger the opinion maker said...

AMICI!!!
non per sembrare cinico o il solito polemico, ma avrei piccoli osservazioni da fare.
"Ritengo che gli ebrei non abbiano il monopolio della sofferenza", ma alla luce dei fatti, e non so spiegarmi il perchè, solo ed esclusivamente ad essi vengono dedicate giornate di commemorazione ed eventi con il nobilefine di non dimenticare.
Non so quanto la scarsa comunicazione sia voluta, ma sta di fatto che popolazioni intere sono soggette a brutalità, diverse nei mezzi, ma uguali nei contenuti.
Il dramma è che tali eccidi sono contemporanei, circa quattro milioni di Congolesi sono stati sterminati negli ultimi due anni, ci sono popoli in fuga dal loro territori infestato da predoni sanguinari, l'età media, mentre nei paesi c.d. civili aumenta, in Sierra Leone è di 16 anni, alla luce dei continui stermini dei bambini.
Utilizzando le parole dell'on. Fini in occasione dell'attuale ricorrenza, la cosa più grave è l'"ignavia", ovvero l'indifferenza. Non voglio con questo, essendo stato anche io ad Ausch...(non so bene come si scriva)sminuire le sofferenze del popolo ebraico, ma è in questa occasioni, dove la sola memoria non basta, che si deve riflettere su ciò che accade ancora oggi. Perchè lo si tace? Forse gli indigeni dell'Africa nera non hanno lo stesso potere economico degli Ebrei? Forse il sottosuolo dell'Africa fa gola alle potenze occidentali? o cos'altro?
Non è mia intenzione creare una graduatoria, ma sostengo, ancora una volta, che in questi momenti più che penmsare al passato si debba riflettere su cosa fare oggi, adesso, immediatamente.

 
At 6:32 PM, Blogger the opinion maker said...

Anch’io ritengo che gli ebrei non detengano “il monopolio della sofferenza”.
E’ anche vero che l’abbandono e l’”ignavia” riservata ad altre popolazioni mondiali è una realtà quotidiana indubbia. O meglio è sicuramente vero che, detta in un gergo giornalistico un po’ triste, la realtà disumana delle popolazioni Africane non faccia “notizia”.
Ma questo è un problema dell’informazione nel suo complesso e nell’ottica di questa discussione non deve riguardarci, anche perché rischieremo di portare la discussione su un discorso politico, editoriale o altro ancora.
Ciononostante la destra, quella che trae origine dal fascismo, non può sviare la questione quando si tratta di ricorrenze in qualche modo poco piacevoli che toccano loro storia, anche perché quella è la storia di noi tutti e l’”indifferenza” tirata in ballo mi sembra solo uno strumento per spostare i termini della questione, che deve far riflettere su tutti gli eccidi di questo mondo.
Il vecchio mitico Francesco De Gregori in una sua splendida canzone diceva: “la storia siamo noi, nessuno si senta offeso..”
Anche perché, caro Avvocato, ci sono giornali e quotidiani di una ben delineata corrente politica - quelli della “sinistra storica”, diciamolo pure – che ripropongono problemi sociali spesso ignorati dalla “massificazione selvaggia” di giornali e TV. E quello è un modo secondo me, al di là delle bandiere, di vederla “diversamente”, dalle influenze e dai condizionamenti ”epidermici” (il riferimento è alla Bullet Theory, per i teorici o sociologi della comunicazione).
Per concludere mi preme richiamare la frase con cui conclude il buon Procida, ossia chi “assassina il proprio simile e' una realta' che ci appartiene”, al di là di ogni altro colore “siamo noi questo piatto di grano”. E con questo convengo pienamente anche con te, caro avvocato.
Giulio DS

 
At 11:53 AM, Blogger the opinion maker said...

Ciò che scrivi và oltre il raggio territoriale di Salerno ma tocca l'anima di ogni salernitano e ogni essere umano.
Come sosiene Antonello, chi “assassina il proprio simile e' una realta' che ci appartiene”, sottoscrivo in pieno e anch'io credo che l'Olocausto - al di là degli schieramenti - sia stata una sciagura immane.
Sono felice che qualcuno abbia ricordato la ricorrenza dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Aushwitz, io ho potuto seguire l'evento dal televisore della mia camera d'albergo a Parigi e devo riconoscere che ne sono rimasto molto colpito.
Nel corso della cerimonia commemorativa "Ad Auschwitz c'era la neve" e mi tornava alla mente il celebre brano di Guccini, come una nenia, mentre fuori dalla mia finestra Parigi, indaffarata, mi richiamava alla vita. Così mi sono rivestito e sono uscito in strada ma tra me e me ero felice per essermi fermato un istante a rivolgere un pensiero alle vittime della "belva umana" e nella mia mente ancora Guccini cantava ..."Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà"...

 

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